Recensione: Di che cosa hai Paura? Comelinchiostro dipinge in musica l'essenza del viaggio interiore dell'uomo


«Otto tracce prodotte insieme a Livio Boccioni che conducono ad un viaggio dentro il cuore dell’essere umano, alla ricerca di se stessi e degli altri, senza alcuna certezza di poter tornare con delle risposte». Sono queste le parole utilizzate da Giorgio Bravi, in arte Comelinchiosto, per presentare il suo album “Di che cosa hai paura?”.
Il disco d’esordio del cantautore del Montefeltro è contaminato da diversi generi ed è caratterizzato da una scrittura chiusa e volutamente complessa, ottenuta attraverso un susseguirsi di analogie di difficile interpretazione. Ma quello di Giorgio Bravi è uno stile che emoziona riuscendo anche a far riflettere. Viviamo in un mondo accelerato che ci obbliga a concentrare la nostra attenzione verso l’esterno senza concederci il tempo di guardare dentro di noi. Con naturalezza Comelinchiostro riesce a restituirci, almeno per un attimo, la sensazione di calma necessaria per ridare priorità al cuore sopra la ragione ed evitare l’isolamento dei propri pensieri invitando alla condivisione.

Di che cosa hai paura?

L’album si apre con Chissà, brano intenso dove le componenti strumentali e ritmiche prendono la prevalenza. Perfetto inizio del viaggio dentro le visioni di Comelinchiostro dove le immagini di malinconia e speranza sono raffigurate attraverso l’idioma della neve che cade. «Ma una neve di autunno è caduta in silenzio portando tranquillità. La neve è un miscuglio di falsa dolcezza, stupore e serenità cosi ascolto la neve perché le si fa ascoltare». E poi lascia aperti i dubbi sull'incertezza del viaggio interiore che ogni individuo dovrebbe intraprendere senza avere paura. «Chissà se ci vuole più coraggio per andare o restare. Chissà».
La seconda traccia del disco è Facile, singolo estratto per promuovere l’uscita dell’album. Il brano raffigura il cammino interiore, una sorta di incitazione all’esplorazione di un territorio sconosciuto da affrontare con la necessaria capacità di apertura al nuovo, insieme ad un senso di stupore.
La necessità di riuscire ad affrontare il proprio cammino interiore alla scoperta di se stessi è ben sintetizzata in Disegnerà, brano coinvolgente e malinconico che pone domande su ciò che ci sarà dopo e, forse, sulla necessità dell’uomo di credere che non tutto non finirà e che dopo la morte c’è ancora qualcosa.
L’idea base del teatro canzone, contaminazione di Giorgio Gaber, a volte velata, a volte chiara nell’album, si ritrova chiaramente in China come l’inchiostro, «A volte perdiamo delle persone talmente importanti che abbiamo la sensazione di non essere più al sicuro nella nostra vita. Che non riusciremo più a sentirci protetti. Tuttavia era antica credenza che le fate amassero stare tra i fiori di lillà e che questi piantati in un luogo lo purificassero dal male. Una consolazione per poveri, ma mi piace pensarlo». Il brano è molto elegante e seducente ed apre a Tempesta, canzone emotiva e suggestiva dalle venature etniche che dipinge uno dei motivi dell’infelicità umana, ovvero il non accontentarsi mai di quello che si ha andando sempre alla ricerca di qualcosa di più. La traccia si contrappone alla successiva La zattera della medusa dal ritmo più sostenuto rispetto ai brani precedenti e che tratta una tematica molto attuale, quella dei profughi che attraversano il mare alla ricerca di fortuna e di una vita migliore. Il viaggio della speranza diventa l’essenza dello smarrimento del genere umano che non riesce a fare nulla davanti alle tragedie della vita, siano essi i drammi dei profughi, siano essi gli attentati terroristici. Ma esprime anche la necessità di dover sempre andare avanti nel viaggio intrapreso.
La poetica di Comelinchiostro è viva in Tempo e virtù, che prosegue il suo gioco parole e di storie analogiche costruite per portare verso la fine del cammino interiore intrapreso. Giorgio Bravi sintetizza la necessità di riflessione, di ricerca di pace e tranquillità, sperando in un luogo in cui potersi fermare per ritrovare se stessi. «E cominciai a pensare che una nuvola non potrà certo bastare. E allora iniziai a cercare un pezzetto di cielo a cui potermi appoggiare. Un Dio, un folletto farfalla qualunque altra cosa che mi potesse guidare. Trovare un rifugio, un atollo ma anche un ripostiglio dove potermi fermare a riflettere a tessere trame di mondi possibili, di poter consumare».
L’album si chiude con Zenzero e noci, brano sensibile che traccia la perfetta conclusione del concept album emozionate. Alla fine è l’amore, in tutte le sue forme, l’unica arma che può salvare gli uomini e a permettere loro di sconfiggere davvero la paura.

Il disco è ben scritto e curato nei minimi dettagli. Comelinchiostro ha messo dentro le sue emozioni, il suo stile e le sue sensazioni, regalando un album che vale la pena ascoltare, magari in un momento di relax, sdraiati sul divano, con un calice di vino rosso in mano, il camino acceso, guardando l’orizzonte in una giornata di pioggia. Lo scenario ideale per vivere, assieme a Giorgio Bravi, un cammino interiore al cui termine si può riuscire a ritrovare se stessi e guardare ciò che ci circonda con un occhio diverso.

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