Marco Biondi: "Il sogno radiofonico si è perso"

Amore Night Club ha ospitato lo speaker Marco Biondi. Quaranta anni di radio alle spalle, ha iniziato a Radio DeeJay, passando per 105 e Virgin Radio. Ed ora si è dedicato ad un nuovo progetto di informazione musicale Popo News Tv.
Con lui abbiamo parlato di come è cambiato nel tempo il mezzo di comunicazione che più di tutti gli altri ha fatto letteralmente sognare intere generazioni.

Marco, come è cambiata la radio?
Dagli anni ’70 ad oggi la radio è cambiata parecchio. C’è stato un mutamento radicale. Per alcuni aspetti in meglio, per altri in peggio, ma del resto è quello che avviene in tutti i cambiamenti. Credo che questo sia inevitabile perché le cose devono evolvere e non possono restare fine a se stesse. Avviene in tutti i settori della vita, così anche per la radio. Ritengo che oggi ci sia troppa poca creatività che era quell'aspetto che all'origine aveva creato il fascino di questo mezzo di comunicazione e che ha fatto sognare intere generazioni. Era un mondo in cui non vedevi, ma ascoltavi solamente. C’era una voce che parlava e non era importante la persona, ma cosa e come ti diceva le cose. Quando ero piccolo ed ho iniziato ad avvertire il fascino di questo media c’era solo la Rai che ha insegnato tanto nel modo di fare radio. Poi si è registrato un primo cambiamento con l’arrivo delle private aprendo una fase pionieristica che è stato qualcosa di unico. Oggi purtroppo la radio ha perso quel fascino di essere un’avventura ed è diventata un’azienda dove, giustamente, si cercano i numeri ed il fatturato. Non esiste più la cosiddetta radio pionieristica e sognatrice. In tutto questo c’è stato una fase di mezzo che è quella della fine degli anni novanta quando si è registrato l’ingresso nelle proprietà dei grandi colossi che, però, inizialmente ha mantenuto intatto il fascino originario che adesso è scomparso quasi del tutto. Il sogno radiofonico, purtroppo, si è un po’ perso.

La radio è cambiata anche in relazione all'integrazione dei vari media. Questo è un bene o un male?
Anche qui bisogna distinguere. Se prendiamo internet credo sia un bene perché ci permette di essere aggiornati. Ma come tutte le cose è l’uso che se ne fa ad essere l’aspetto portante. E’ entrato prepotentemente nelle nostre vite ed oggi forse non potremmo nemmeno farne a meno. Siamo nel pieno della comunicazione, ma in realtà oggi nessuno comunica più davvero.

Oggi c’è la moda delle radiovisioni. Che ne pensi?
Credo che un po’ il fascino della radio si perda con le radiovisioni. Ma bisogna inquadrarlo nel contesto attuale dove i grandi network sono delle aziende che guardano ai numeri. Una radio che va in televisione permette di arrivare nei grossi posti pubblici e di avere non solo una radio in sottofondo che anche in un locale se c’è confusione e anche se non la senti, riesci comunque a vedere il marchio. Ed oggi è questo quello che interessa. E’ normale che se sono a casa sul divano e guardo una radiovisione si perde la magia della radio perché fondamentalmente non succede niente. Fa apparire chi parla, ma non ho ancora capito quanto questo possa essere utile.

Parliamo un po’ di musica. Oggi le nuove tecnologie consentono una maggiore diffusione aiutando tanti giovani a farsi conoscere. Che differenza noti rispetto al passato?
C’è un sistema molto diverso. Una volta, intendo negli anni settanta ed ottanta, per emergere dovevi fare una trafila di provini nelle case discografiche che crescevano i propri artisti. Se davvero credevano in te investivano. Sbagliavi il primo disco, potevi fare il secondo ed in alcuni casi anche il terzo. Pensiamo alla RCA che è stata maestra. Senza questo modo di fare oggi non avremmo Francesco De Gregori, Lucio Dalla, Riccardo Cocciante o Lucio Battisti. Si tratta di artisti che i primi album li ha sbagliati clamorosamente. Oggi li risentiamo e compriamo discografie intere, ma i primi album sono rimasti quasi invenduti. Se oggi fai un flop già col primo singolo non arrivi nemmeno all’album, ma ti stracciano direttamente il contratto. Oggi non si fa più crescere l’artista. Chi riesce a crescere lo fa sa solo ma perché utilizza bene i nuovi media. E, negli ultimi anni, ci sono diversi casi che dimostrano come internet possa aiutare a farsi conoscere fuori dai classici canali di distribuzione. Bisogna usare Internet in maniera giusta senza diventarne schiavi. Chi lo sa fare ed ha talento ha buone probabilità di emergere.  

Dopo la radio adesso hai avviato un nuovo progetto Pop News Tv. Ce ne parli?

Sono molto orgoglioso di questo nuovo progetto. C’è un grande team che ci sta lavorando. Pop News era il programma che facevo negli anni novanta a Radio DeeJay ed è stata la prima trasmissione di successo a livello nazionale che ho condotto. Poi ho fatto altre cose, però mi sono reso conto che, nonostante Pop News sia finito nel 98, qualcosa aveva lasciato. Dopo l’ultima esperienza a Radio Virgin ho deciso di fare altro e prendermi una pausa dal ondo delle radio. La casualità mi ha portato ad incontrare nuovamente Valerio Gallorini che è quella persona che nell’87 mi sentì in una radio di provincia e mi portò a Radio DeeJay. Ritrovandoci a parlare è nata l’idea di tornare a fare informazione musicale in pillole. E così è nata Pop News Tv.  

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